Il personal chef è una figura del nuovo panorama gastronomico che in realtà è sempre esistita. Semplicemente, come tutte le cose, si evoluta: dal tempo dei cuochi personali delle case aristocratiche o alto borghesi, arruolati in pianta stabile, ai professionisti on demand che arrivano a preparare una singola cena a casa del cliente. Personaggi che cucinano, intrattengono, creano menù personalizzati, ma soprattutto un evento unico realizzato su misura. Come funziona questo tipo di servizio e cosa offrono i personal chef ce lo raccontano, Martina, Nabil e Marco. Tre professionisti che hanno intrapreso questa carriera con differenti stili e interpretazioni.
Regole d’ingaggio
Le regole del gioco sono semplici: si comincia cercando il profilo giusto per la propria esigenza. Dove? Su social e sito internet, che diventano una vera e propria vetrina dove mostrare alla perfezione i piatti, lo stile e la propria filosofia. Scelto il soggetto, si precede a una richiesta di preventivo. Se un catering arriva con il cibo già pronto e tutto il necessario per servire gli ospiti, il personal chef cucina a casa del cliente, occupandosi della spesa, ma utilizzando attrezzature, piatti e materiali disponibili sul posto.
I social network come vetrina e la personalità come ingrediente
Partiamo con l’esempio di Marco Giarratana aka “Uomo senza tonno”. Scrittore, musicista, cantante, personal chef, influencer e video maker per il proprio canale Youtube e la TUNATV. Marco si è reinventato personal chef una volta perso il lavoro, grazie a canali social molto attivi e alla passione per la cucina. «Un giorno mi hanno chiesto se potevo andare a casa loro per cucinare quei piatti, e così ho cominciato, partendo da zero e studiando molto». Autodidatta, Marco ha fatto leva sul suo senso del gusto e sulla capacità di intrattenere gli ospiti, che sono cominciati ad arrivare a lui proprio grazie ai social network.
Professionisti riconvertiti al fine dining o a specialità etniche
Martina Tenz è una giovane personal chef di Lodi con un background in cucine stellate che oggi mette a frutto in show cooking che porta sino nelle case: eventi colorati, spettacolari e di tendenza. Martina cura al massimo il design, con piatti dalle forme strane e campane per affumicature a freddo, per stupire gli ospiti con le tecniche di un ristorante fine dining vero e proprio. Offrire un servizio differente è fondamentale in ogni mercato, così Nabil Bakouss, chef professionsista e Campione del mondo di cous cous, resta fortemente legato alle proprie origini tunisine e marocchine, proponendo serate conviviali con specialità magrebine e il suo immancabile tè alla menta.
Di cosa ha bisogno un personal chef
Sopralluogo per vedere la cucina e gli spazi? Il cuoco porta tutto il materiale? Non serve. Ad esempio Martina si fa spedire foto su whatsapp, «così capisco se ho lo spazio necessario per il servizio da fare, ed eventualmente chiedo per essere sicura che abbiano tutto il necessario», semplice e meno dispendioso perché l’affitto di materiale, infatti, è una delle spese extra che si potrebbero affrontare. Marco si porta sempre un roner per la cottura a bassa temperatura e un frullatore, strumenti base necessari per la sua cucina: «Mi sono concentrato molto sulla riproducibilità dei menù, dovevano avere la mia firma ed essere riproducibili ovunque».
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Per fare questo mestiere serve una certificazione
Per fare il personal chef basta avere una partita Iva e un attestato HACCP, ma sono i dettagli che fanno la differenza. Ad esempio in questo periodo un tampone rapido appena fatto per garantire il proprio stato di salute. Nabil entra in casa del cliente con un paio di scarpe dedicate e copre le parti della cucina che non utilizza per evitare di sporcare o rovinare mobili o pavimenti in legno.
Piccoli particolari che diventano grandi coccole
Lo chef cucina tutto lì? Diciamo che buona parte delle preparazioni è fatta a casa del cliente, ma lunghe marinature e cotture a bassa temperatura vengono fatte prima, in laboratorio, uno spazio dedicato alle preparazioni ed abbattimento che garantisce al cliente qualità e salubrità del prodotto. La cosa fondamentale quando si comincia il servizio a casa di qualcuno è, come racconta Marco, «mettere il cliente a proprio agio in casa propria». Si cerca di instaurare da subito un bel rapporto con il cliente che più è a proprio agio e più si gode la serata». Martina racconta dell’espressione del cliente quando al tavolo scopre una cloche e inebria l’aria con gli aromi dell’affumicatura a freddo, stesso colpo di scena del tè alla menta che Nabil serve alla fine delle sue cene magrebine.
Ma quanto mi costi?
Il menù per una serata con personal chef ha un costo medio di 100 €, cui possono essere aggiunti, il vino, l’affitto di tovaglie e ceramiche particolari, l’eventuale presenza di un cameriere e altre accortezze extra. Anche Marco, da autodidatta, racconta che all’inizio chiedeva «60 € per un menu a 3 portate. Successivamente, una volta fatta esperienza, ho alzato a 100 €: è il prezzo giusto per coprire tutte le spese». Alla fine tutto si decide all’inizio, per non tradire le aspettative e dare il giusto servizio garantendo al cliente il massimo godimento al giusto prezzo. Il vino? Quello è a parte, ma il coperto ce lo mette di sicuro il padrone di casa.
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