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Modena: Roots, dove si sperimenta la cucina italiana ibrida del futuro

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Caroline Caporossi ha solo 27 anni, è americana e ha gli occhi effervescenti di chi è consapevole di fare la sua parte in un mondo in continua evoluzione. L’ho incontrata qualche giorno fa, in uno dei classici cortili color ocra del Complesso San Paolo, a Modena. Il complesso contiene un magnifico leccio secolare e, da gennaio, accoglierà Roots, «co-working durante il giorno, ristorante di sera».

Il percorso da AIW a Roots

Roots nasce come spin-off di Association for the Integration of Women (AIW), associazione per l’integrazione delle donne nata nel 2020 proprio da un’idea di Caroline, pronipote di calabresi emigrati negli Usa, insieme a tanti altri, nei primi anni del Novecento. Le radici (roots) sono un concetto a lei caro, sono infatti quelle che l’hanno portata a prendere un volo solo andata per l’Italia, dove a un certo punto ha trovato l’opportunità di lavorare per Food for Soul, l’associazione non-profit fondata dallo chef Massimo Bottura.

Giusto un anno fa, Caroline decide di voler intraprendere una sua strada, insieme ad altri professionisti (italiani e no) residenti a Modena, così fonda AIW, che si dedica a offrire ai nuovi arrivati a Modena, e in molte altre città, la stessa opportunità che i suoi bisnonni hanno avuto negli Stati Uniti un secolo fa. «Le donne migranti di Modena hanno una storia da raccontare. Speriamo di aprire le nostre porte e creare uno spazio dove queste storie possano essere narrate, per scoprire, per crescere, per testimoniare come i nuovi membri della comunità modenese possano mettere radici e fiorire», afferma la fondatrice nella lettera ufficiale dell’organizzazione.

Il programma di formazione culinaria di AIW è un progetto di inclusione sociale attraverso il cibo. Caroline mi racconta di aver incontrato qualche anno fa una ragazza nigeriana di nome Ella — più o meno coetanee, stessa grinta — e di aver presto stretto un’amicizia con lei. Ella voleva essere la prima donna della famiglia a lavorare e continuare a studiare, ma il suo percorso di migrazione l’aveva posta più volte davanti a ostacoli. Siccome Caroline ai tempi lavorava per la non-profit di Bottura, era riuscita a trovarle un lavoro nella cucina di un ristorante modenese. In aggiunta, aveva chiesto all’amica Jessica Rosval, ora chef di Casa Maria Luigia e co-fondatrice di AIW, se avesse senso e fosse possibile organizzare dei training intensi e di breve durata (tre mesi) per donne come Ella, straniere bramose di lavorare in cucine professionali e far parte della società.

Dal dire al fare il passo fu veloce: Jessica iniziò a pianificare i training; ora l’associazione offre una formazione retribuita di tre mesi a donne da tutto il mondo, attraverso la quale si insegna loro come lavorare in una cucina professionale, ma anche come leggere una busta paga, creare un curriculum, comunicare con i clienti, il protocollo HACCP e tanto altro, grazie a un team di volontarie, straniere di meno recente migrazione.

Sta per nascere Roots

Dentro AIW esisteva già in incubazione il progetto Roots. Lo spazio in via Selmi 67 a Modena sarà un’impresa sociale che farà attività da co-working e ristorante, ma sarà anche aperta a donazioni, i cui proventi saranno tutti reinvestiti in nuovi progetti sociali.
Grazie al training a rotazione di quattro/cinque donne alla volta, provenienti da diverse regioni del mondo, Roots offrirà al pubblico un menù che cambia ogni tre mesi, basato sulla cucina di provenienza delle donne in formazione.
Le ricette racconteranno molto di queste donne, ma saranno ibridate col territorio e utilizzeranno ingredienti locali che altrimenti dovrebbero essere importati.
Grazie al lavoro congiunto delle donne in formazione e di Jessica Rosval, la culinary director di Roots, «cercheremo di mantenere gli stessi sapori ed emozioni delle ricette originali, ma adattandoli alle materie prime locali», dice Caroline. E aggiunge: «La mia speranza più grande è che una di queste donne decida di aprire un ristorante — per esempio — ghanese in Italia, oppure che torni in Ghana con gli strumenti per aprire un ristorante italiano».

Roots darà il via alla propria attività a gennaio 2022 con il primo gruppo di donne.
La qualità sarà tutto. Caroline è consapevole dell’importanza della qualità soprattutto in una città come Modena, nella regione che “Forbes” un tempo riconobbe come «the stomach of Europe».
«Il cibo è una lingua che tutti parlano», afferma Caroline, dunque un’integrazione sociale che utilizza il cibo come strumento ha molto senso nella capitale dell’Aceto Balsamico Tradizionale. «Pensiamo davvero che sia la nostra missione mostrare il valore di queste persone che tendono a essere stereotipate nella società». E aggiunge: «Modena è la città adatta dove farlo, grazie alla spirito dei suoi abitanti, aperto a questo genere di progetti. Speriamo inoltre che ogni figlio di immigrati possa essere orgoglioso delle proprie radici e sia desideroso di appassionarsi alle ricette della propria madre».

Roots presenta un modello scalabile, che si può applicare ovunque. Un’opportunità globale che deve partire da iniziative locali, come questa, per lasciare che la cucina italiana si trasformi naturalmente, integrando ricette e influenze di chi non ha qui le proprie origini, ma desidera affondare qui le proprie radici.

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