La regione viticola francese di Bordeaux è tra le più famose del mondo per la produzione di rossi, capaci di spuntare prezzi altissimi sui mercati di tutto il mondo. Il grande successo dei vini, a base di uve merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc, ha fatto sì che questi vitigni siano stati piantati negli ultimi decenni in tutti i continenti. Naturalmente, sono molto presenti anche in Italia e in alcune zone danno risultati eccellenti. Una di queste è Cortaccia, paese che si trova su un altopiano nella parte sud dell’Alto Adige, dove la tradizione della produzione vinicola risale all’epoca romana.
Una zona ideale
Le varietà bordolesi sono state introdotte nella zona di Cortaccia già nel XIX secolo, quando Otto Carli e Baron Widmann piantarono il primo vigneto di cabernet sauvignon. Oggi l’area vinicola comprende 305 ettari, tra i 200 e i 900 metri di altitudine e, di questi, quasi una cinquantina, posizionati nella fascia altimetrica intorno ai 350 metri, è dedicata alla coltivazione di merlot e cabernet; il primo preferisce i terreni argillosi, il sauvignon e il franc hanno invece trovato il loro habitat ideale sui suoli sabbiosi. Visto il successo che i vini stanno riscuotendo sul mercato, si prevede che la superficie coltivata con queste uve raddoppierà nei prossimi anni.
La sfida tra titani
Per far conoscere agli appassionati i vini bordolesi altoatesini, le quattro cantine del territorio (Baron Widmann, Cantina Cortaccia, Peter Dipoli e Tiefenbrunner) organizzano ogni due anni, dal 2015, una manifestazione dal nome Cortaccia Rossa, che prevede l’assaggio di vini alla cieca da parte di una giuria di esperti: i vini di Cortaccia sono serviti insieme a quelli delle zone più prestigiose del mondo, con l’intento di dimostrare che non hanno nulla da invidiare alle denominazioni più celebri, potendo anzi contare su alcune caratteristiche specifiche, come la freschezza e i sentori di frutta alpina, che li rendono particolarmente gradevoli. E così, nel 2015, i vini di Cortaccia hanno sfidato quelli di Bordeaux, nel 2017 si sono confrontati con la zona di Bolgheri, altra eccellenza italiana per la produzione di vini bordolesi, mentre quest’anno, la quarta edizione della manifestazione, li ha visti competere anche con annate vecchie.
I vini sono stati serviti in quattro batterie, da quattro assaggi ciascuna. La giuria li ha assaggiati rigorosamente alla cieca, senza sapere neppure l’anno di produzione. Nel primo gruppo sono comparsi il Saint-Émilion 1er Grand Cru Classé 2015 Château Pavie-Macquin, il Pomerol 2015 Château Clinec e lo Iugum di Peter Dipoli nelle annate 2015 e 2002. Lo Iugum, nelle due annate, è stato capace di primeggiare: il 2015 per gli incantevoli profumi di frutti di bosco e arancia rossa e la bocca equilibrata e succosa, con ricordi di sottobosco e fungo; il 2002 per la freschezza e la sapidità, con intriganti sentori di cuoio, che donavano un tocco selvaggio alla sua eleganza.
Nel secondo gruppo si sono sfidati il Redigaffi 2018 della toscana Tua Rita, il Pomerol Château l’Evangile 2018 e l’Alto Adige Brenntal Riserva 2018 e 2007 di Cantina Cortaccia. In questo caso, il vino di Bordeaux ha sbaragliato i pretendenti con un calice da manuale che ha stregato tutti i presenti, ma il Brenntal 2007 si è fatto notare per gli aromi di mirtillo e spezie e per la grande freschezza.
La terza batteria ha visto la Collezione Privata 2016 della toscana Isole e Olena, l’Alto Adige Vigna Toren Riserva 2016 di Tiefenbrunner e il Linticlarus Riserva 2011, sempre di Tiefenbrunner. L’eleganza e la balsamicità del Toren, con un sorso saporito, dolce e succoso, si sono meritate il mio primo posto in classifica.
Nell’ultimo gruppo si sono confrontati il Bolgheri Superiore Argentiera 2018 di Tenuta Argentiera, il Saint-Julien 2ème Grand Cru Classé 2018 Château Lèoville Barton e l’Alto Adige Auhof di Baron Widmann, con le annate 2018 e 2007. Anche in questo caso, ha avuto la meglio un altoatesino, l’Auhof 2018, fresco, con profumi di mirtillo e mora.
Anche se i vini altoatesini hanno giocato in casa e i produttori hanno potuto scegliere le bottiglie delle altre zone con cui confrontarsi, resta il fatto che la qualità dei tagli bordolesi di Cortaccia è molto alta. Sono vini buoni subito, capaci di reggere bene il tempo e con un rapporto tra la qualità e il prezzo che le altre zone non possono vantare.
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