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Cacio e Pepe Day: i mondiali del cacio e pepe

«Create in una zuppiera una crema con pecorino romano grattugiato, del pepe nero macinato al momento e un poco d’acqua. Versate gli spaghetti, appena scolati, cotti al dente, sopra la crema, servite subito».
È la ricetta degli spaghetti cacio e pepe, certificata dall’Accademia Italiana della Cucina, depositaria della tutela delle nostre specialità gastronomiche. Una bandiera romanesca, buona per tutte le stagioni e per tutte le tasche, che è entrata a far parte dei piatti simbolo della nostra gastronomia.
La ricetta è dotata di una formidabile forza simbolica nell’interpretare quello a cui aspiriamo oggi nella vita e nel piatto: pochi ingredienti per la semplicità; eticamente perfetti a cominciare dalla loro origine; con il tocco esotico del pepe perché siamo cittadini del mondo. E che dire dell’acqua, la cui qualità e quantità è elemento fondante della vita e, in questo caso, della perfezione del piatto?

cacio e pepe day
Spaghetti, pecorino, pepe nero, ingredienti della ricetta tradizionale

Così è nato il Cacio e Pepe Day. Un evento cultural-gastronomico planetario che unisce intorno alla tavola, luogo dell’amicizia per eccellenza a lungo precluso, l’Italia al Giappone come battuta d’inizio, per poi riprendere a Parigi, a Londra, a New York in tappe successive sino a fine anno e oltre.
Lo ha ideato e realizzato un mix di intelligenze diverse. Massimo Montanari, storico della gastronomia, intrigato dai risvolti culturali che calano l’aristocratica presenza di una spezia esotica in un piatto apparentemente popolare; Antonella Bondi, architetto di fragranze alimentari, quella che ha dato il «la», e Masakatsu Ikeda, portavoce della cultura alimentare italiana in Giappone.

«Gli italiani usano la curiosa espressione “come il cacio sui maccheroni” per indicare una cosa che ne completa un’altra, rendendola perfetta» Massimo Montanari

Ma quanto e come è lecito variare un mito gastronomico? La risposta è già stata data dai migliori interpreti della cucina moderna che hanno raccolto la sfida affrontando piatti ancora più iconici. Per dire, la pizza, oggi patrimonio immateriale Unesco, il risotto alla milanese, le lasagne al ragù, in una serie di appetitosi colpi di scena che di tappa in tappa solleticano il nostro palato.

cacio e pepe day
La Calamarata (formato disegnato da Antonino Cannavacciuolo per Voiello) al gelato Cacio e Pepe di Gianfrancesco Cutelli

A Tokyo, tra le pareti della molto onorevole Hattory Cooking School, il 20 e il 21 novembre, interviste con esponenti della cultura, delle arti, della scienza e naturalmente della gastronomia (ci sarà anche un intervento della nostra Direttrice, Maddalena Fossati), trasmesse in streaming, accompagneranno l’esecuzione di un «Cacio e Pepe a modo mio» dello chef stellato Kotaro Noda del ristorante Faro in Ginza, rodatissimo sul tema perché ha un piede italiano a Roma con il Bistrot 64, e di Nobuyuki Matsuhisa, chef di Nobu Armani a Tokyo.

In contemporanea a Milano partirà il tour gastronomico internazionale con Antonio D’Angelo, chef del Nobu Armani a Milano, che agli ospiti di quella stessa serata inaugurale presenterà la sua creazione «Inaniwa ramen, acqua di Pecorino, pepe sansho e king crab», ovvero gli speciali tagliolini in brodo, messi a punto per l’occasione. Per chi ama immergersi in altre esperienze intorno allo stesso piatto ci saranno, sempre a Milano, il «Cacio e Pepe al cucchiaio» di Enrico Bartolini ad Anima; il «Cacio e Pepe al cartoccio» di Davide Oldani al D’O e, per sparigliare le carte, il «Risotto con cacio, pepe, crema di riso alle erbe e sommacco» di Antonio Guida al Seta del Mandarin Oriental. Fino alla serata clou in dicembre da Sting, nella sua tenuta Il Palagio a Figline e Incisa Valdarno. E per mettere a tacere i puristi che condannano ogni allontanamento dalla tradizione, va ricordato che Montaigne, grande buongustaio oltre che grande filosofo, ha scritto che «nessun piatto è più insapore di quello che non riflette la società in cui vive».

Chef Enrico Bartolini-MUDEC
Chef Davide Oldani-D'O
Chef Heinz Beck
Antonella Bondi
Masakatsu Ikeda

Basta aspirarlo

Un piatto è, innanzitutto, il suo profumo. Quello dell’aglio pestato delle trenette genovesi, del ragù della domenica a Napoli. Antonella Bondi ne è convinta tanto da essere passata da architetto che alza muri e case ad architetto che costruisce fragranze destinate a rendere memorabile l’assaggio di un piatto. La tecnica è quella della distillazione in alcol degli ingredienti poi confezionati in spray, da spruzzare sulla superficie del piatto, oppure in versione oleosa da mescolare alla preparazione stessa. Per questo tour ha creato in esclusiva il profumo Cacio e Pepe nelle due versioni. Sostiene che la soddisfazione data da un Cacio e Pepe semplicemente aspirato è pari a quella che si prova nel mangiarlo. Provare per credere.

profumi cacio e pepe
Fragranze alimentari naturali al pepe nero in versione oleosa e in versione spray

Per partecipare in streaming potete collegarvi attraverso questo link

Foto Giacomo Bretzel.

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