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Il 7 febbraio è il Fettuccine Alfredo Day

Fettuccine Alfredo crema
Fettuccine Alfredo preparazione
Fettuccine Alfredo mantecatura
Fettuccine Alfredo
Alfredo alla Scrofa
Brigitte Bardot da Alfredo
Audrey Hepburn da Alfredo
Sofia Loren da Alfredo

Il mese di febbraio è sempre molto intenso: c’è Sanremo, San Valentino, Carnevale e il Fettuccine Alfredo Day. Si celebra il 7 febbraio: esattamente una settimana prima della festa degli innamorati, preparare un piatto di fettuccine Alfredo è come perpetrare un gesto d’amore che si ripete dal 1908. Perché tutto comincia così, con un piatto dedicato dal cuoco Alfredo alla moglie Ines, che poi fa innamorare una coppia di sposini americani in viaggio di nozze a Roma, grazie ai quali questa è diventata una ricetta internazionale. Vi raccontiamo la vera storia e dove si possono assaggiare le originali Fettuccine Alfredo, che sono state protagoniste insieme al loro creatore anche del film Polvere di stelle con Monica Vitti e Alberto Sordi.

Oltre cento anni di storia

Romano doc, Alfredo Di Lelio nasce nel 1883 in piena Trastevere. Inizia a lavorare fin da ragazzo nella piccola trattoria di famiglia, aperta da sua madre Angelina in piazza Rosa, un piccolo slargo che esisteva prima della costruzione della Galleria Colonna (ora Galleria Alberto Sordi), a un passo da Palazzo Chigi.

È il 1908 quando Alfredo Di Lelio diventa papà e, vedendo la moglie Ines debilitata dopo il parto, pensa di preparare per lei un ricostituente naturale: pasta, burro e parmigiano (questi ultimi in quantità notevoli). Una carica di proteine, una pasta tanto semplice quanto geniale, un vero e proprio gesto d’amore. Ed è proprio Ines che suggerisce ad Alfredo di mettere in carta questo piatto, che in breve tempo spopola.

I due Alfredo

All’epoca Alfredo Di Lelio lavorava ancora nella trattoria di famiglia, ma grazie alla fama delle sue deliziose fettuccine, riuscì ad aprire nel 1914 il primo ristorante che porta il suo nome, in via della Scrofa. È quello che tuttora è conosciuto come Alfredo alla Scrofa, che tuttavia Alfredo fu costretto a vendere in tempo di guerra, nel 1943. Lo rilevarono i suoi camerieri storici, fra i primi “mantecatori” ufficiali della storia delle Fettuccine Alfredo, i cui eredi, Mario Mozzetti e Veronica Salvatori, guidano oggi l’attuale ristorante a via della Scrofa.

Ma Alfredo Di Lelio non si arrende e nel 1950 riesce a riaprire un ristorante tutto suo. È Il Vero Alfredo, a piazza Augusto Imperatore dove si trova ancora oggi. A gestirlo c’è Ines Di Lelio, che porta il cognome di Alfredo e il nome della nonna per la quale erano state preparate le prime fettuccine.

Il successo internazionale

Gli attori del cinema muto Mary Pickford e Douglas Fairbanks, dei veri divi dell’epoca, assaggiarono le fettuccine Alfredo nel ristorante di via della Scrofa durante il loro viaggio di nozze negli anni Venti. I due rimasero talmente entusiasti che, rientrati negli States, ne parlarono con tutti i loro colleghi attori e, in segno di affetto, inviarono ad Alfredo un cucchiaio e una forchetta in oro con incisi i loro nomi. Da lì le innumerevoli copie delle Fettuccine Alfredo negli Usa (qualcuna con aggiunte fantasiose, come il pollo), nonché la grande fortuna che ebbe questo piatto specialmente negli anni della Dolce Vita, quando gli attori internazionali si dividevano fra i due indirizzi simbolo delle Fettuccine Alfredo. A testimoniare queste frequentazioni dei vip dell’epoca, in entrambi gli indirizzi è possibile trovare le pareti tappezzate di fotografie in bianco e nero, molte delle quali autografate.

Le posate d’oro: il mistero

Ancora oggi in entrambi i ristoranti che portano il nome di Alfredo è possibile mangiare le fettuccine mantecate con le posate d’oro, ma quali sono quelle originali regalate da Mary Pickford e Douglas Fairbanks ad Alfredo? A piazza Augusto Imperatore sostengono che siano proprio quelle che hanno loro, che si utilizzano tuttora per mantecare le fettuccine quando ci sono ospiti importanti.

Mario Mozzetti del ristorante in via della Scrofa afferma però che quelle originali siano andate perdute. Racconta che in piena epoca fascista, doveva essere il 1935, dei gerarchi fascisti clienti di Alfredo, viste queste posate obiettarono che Alfredo avrebbe dovuto regalarle alla patria, come tanti altri italiani che avevano donato le fedi nuziali, a seguito dell’iniziativa “Oro alla patria”, lanciata dal Duce, per sostenere il colonialismo. Alfredo non potè dire di no e le posate andarono via con i gerarchi. Quelle di via della Scrofa sono quelle che vennero fatte rifare identiche nel dopoguerra dagli stessi cesellatori che avevano realizzato quelle originali regalate dai due divi del cinema muto.

Alfredo protagonista di Polvere di stelle

«Dove andiamo?», chiede Monica Vitti, bellissima nel suo abito blu, ad Alberto Sordi, in smoking bianco. «Andiamo a mangiare, no?», risponde lui sornione. E lei: «Ma mica qui da Alfredo? Chissà quello che costa qua». È il film Polvere di stelle, meravigliosa pellicola in cui i due attori romani hanno dato il meglio della loro malinconica comicità. I due stanno festeggiando il momento di svolta della loro compagnia di varietà, sono davanti alla porta del Vero Alfredo e Sordi dice alla Vitti: «Sorridi, che qui è pieno di americani, ci sarà pure qualcuno che ci ha visto, abbiamo fatto Polvere di stelle”. Poi entrano, scatta l’applauso, ma non è per Dea e Mimmo (la Vitti e Sordi), ma per Alfredo (proprio lui, che interpretò sé stesso), che entra in scena con i suoi baffi a manubrio, ballando mentre mantecava le fettuccine. E Sordi chiosa: «È più conosciuto Alfredo che Eisenhower, in America».

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