È adesso il momento giusto. Niente di importante, se vogliamo. Altre sono le cose che contano. Ma spesso piccole promesse a noi stessi innescano altri più significativi progetti nelle nostre giornate. E quindi, forse, nelle nostre vite.
Non comprerò più l’insalata in busta
D’accordo, è maledettamente comoda. Ma pensate ai passaggi richiesti per arrivare dai campi agli scaffali del super. E alla freschezza di quei radicchi presi al mercato con tutto il loro tesoro di vitamine, sali minerali e altre preziosità intatte. Se proprio la pigrizia vi sopraffà, due consigli dal nutrizionista: 1) lavatela comunque, quell’insalata, 2) lavate ancora meglio quella preparata nel retrobottega del fruttivendolo.
Non comprerò più le fragole a Natale
Avete dimenticato che siamo uno dei pochi Paesi al mondo benedetti da quattro stagioni? Vivaldi lo sapeva bene. Piccolo sommario dei gioielli della stagione fredda: cachi, noci fresche, castagne e marroni, pere Martine, mele Renette, cedri da sballo, mandarini (cinquant’anni fa in Alto Adige erano così rari che li appendevano all’albero di Natale).
Rispetterò alla lettera le regole della raccolta differenziata
Passeggiando in una qualsiasi cittadina tedesca si può vedere questo fenomeno a noi sconosciuto: i contenitori della raccolta vetri sono addirittura tre, per vetro bianco, marrone, verde. In fondo cosa ci vuole a rispettare le indicazioni comunali? O preferite le multe comminate ai condomini non osservanti?
Mi iscriverò a corso di cucina
È l’appuntamento socializzante per eccellenza. Fidatevi: altro che lezione di Pilates, seduta di meditazione, corso di ideogrammi cinesi. Occhio agli orari: mattina e pomeriggio, alunni d’età avanzata; nell’intervallo pranzo, giovani in pausa ufficio; la sera, mix evoluto.
Leggerò sempre tutta l’etichetta
Nel suo Food Rules, il guru americano dell’alimentazione etica Michael Pollan scrive (regola n. 6): evitate i cibi che contengono più di cinque ingredienti. Quindi datevi da fare usando la regola che i notai raccomandano ai clienti: più sono piccoli i caratteri, più è importante quello che c’è scritto.
Non risponderò al telefono alle ore dei pasti
Gli astuti venditori di aspirapolvere, di offerte speciali, di imperdibili proposte, sanno che a quell’ora a casa ci siete. Poi ci sono i disappetenti che a quell’ora non mangiano e quindi chiamano. E infine i maleducati. Deludeteli.
Bandirò il cellulare a tavola
Ormai è un’abitudine, anche al ristorante, depositare il cellulare a fianco del piatto. E poi dargli sbirciatine per rispondere a messaggi, annotare urgenze, controllare impegni, se non addirittura per rispondere. A casa vostra dite basta a tutti, figli compresi. Naturalmente cominciando da voi.
Farò il menù per tutta la settimana
Era la regola nelle buone case borghesi fino agli anni Sessanta. Consente di calibrare le quantità, di variare la cucina, di programmare piatti di recupero, di razionalizzare la spesa. Si chiamava economia domestica e figurava tra le materie di insegnamento scolastico. Adesso è tornata di moda.
Mi eserciterò in un piatto nuovo una volta alla settimana
Non occorre che sia complicato. Anzi. Per esempio, prendete questa ricetta dello stellatissimo chef Jean-François Piège: «Tagliate a metà due pomodori, schiacciateli nel passapatate, raccogliete l’acqua e la polpa in un piatto, sopra disponete tranci di tonno sott’olio e burrata a pezzetti. Insaporite con origano e olive». Applausi.
I dolci? Solo la domenica
Un paio di domeniche fa ho visto in una pasticceria a Biella, Piemonte benestante, un padre con figlio piccolo al seguito, comporre il vassoio delle paste per il giorno di festa. C’erano le barchette con la marmellata, i bignè coperti di glassa, i cannoncini, i bomboloni. Un rito. Al posto dello smangiucchiamento calorico e inutile di dolcetti e pastarelle a ogni ora del giorno.
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