Cucinare è un atto d’amore, è rilassante, creativo, il modo più sano di mangiare, sostenibile ed ecologico. Ma stanca. Durante il lockdown del 2020 si sono messi tutti a fare pane e pizza, risvegliando lievito madre e rispolverando le ricette della nonna. Tornati alla nuova normalità le cucine sono tornate quella di prima, e in molti hanno riappeso i mestoli al chiodo. Sofia Fabiani, classe 1988, romana, ha aperto un profilo instagram. A ottobre 2020 è nato @cucinare_stanca che in pochissimo tempo ha conquistato migliaia di follower a suon di ricette. Raccontando la dura realtà della cucina rivolgendosi a coloro che non si sentono grandi chef, ma vanno nel panico anche quando devono preparare un uovo. Sono gli incapacy, ossia tutti quelli che cucinano peggio di lei.
Il test, da Incapacy veri al livello pro
Il libro è dedicato a chi non sa cucinare o lo fa male, dando gli strumenti per “sopravvivere” in cucina, ma anche negli appuntamenti e nelle relazioni sentimentali. Un ricettario (anzi, molto di più) suddiviso in tre livelli di incapacity con cui cimentarsi nei fiori di zucca così come nei cornetti, e costruito con un gioco di collegamenti tra un livello e l’altro, per essere indirizzati a tornare indietro quando si sbaglia o a capire come innalzare la difficoltà di una preparazione. Si parte con gli Incapacy 101, che nel sistema scolastico americano è la sigla usata per indicare gli studenti principianti. Sono quelli che dovrebbero ricevere l’equivalente culinario del DASPO allo stadio ed essere interdetti dal diritto di entrare in cucina, se vivessimo in un paese davvero giusto. Ma, facendo lo sforzo di adeguarsi alla realtà, Sofia introduce questi soggetti alla magica arte della sopravvivenza in cucina e nella vita fino a portarli al livello Junior e Dottorati. Si comincia con un test in cui si risponde a domande come questa: «Non ha mai provato a fare un semifreddo, ma vuole glassarlo» e con risposte tipo «Devo chiedere a qualcuno con più autocritica di me se sono io questa persona». La sottoscritta è risultata Incapacy Junior ma solo perché ha la consapevolezza di essere un’Incapacy vera e risponde onestamente.
La pasta burro e parmigiano, lezione di vita
La prima ricetta del volume è più una prova pratica: la pasta burro e parmigiano, il vero banco di prova di ogni chef che tutti invece preparano malissimo. Personalmente lo avevo capito, almeno in teoria, dalle pagine del mio primo libro di cucina: Cuochi si diventa di Allan Bay. Correva l’anno 2009 ed evidentemente non l’ho letto fino in fondo perché non lo sono mai diventata, ma ho capito per sempre che no, non si fa semplicemente con una noce di burro e una spolverata di formaggio. Serve tecnica, gesti precisi e consapevolezza di cosa si sta facendo, molto più delle dosi e degli ingredienti. I libri di cucina insegnano a cucinare così, paradossalmente senza insegnarti a fare nessun piatto specifico, ma facendoti capire come realizzarne molti. «Se preparata a regola d’arte, raccoglie tutte le competenze necessarie per imparare a presentare una pasta decente, ma anche proprio per cucinare, ma anche proprio per vivere», scrive Sofia. Ed eccola qui la metafora della vita e della cucina, apparente semplicità, e una differenza stratosferica fra un piatto banale e fatto male, e un piatto semplice che rende l’ordinario, straordinario. Perché con questo libro, «se a vivere vi sembra troppo, imparerete quantomeno a sopravvivere e a sopportare la vostra stessa esistenza».
E quindi vi serve l’ennesimo libro di cucina?
«No, vi libero dall’imbarazzo della risposta, non vi serviva, perché ne avete già troppi, che non sapete usare e che non rispettate», scrive l’autrice nell’introduzione. Ma la risposta la dà anche la giornalista Sara Porro due pagine prima, nella prefazione. Forse non vi serve un altro libro, ma si serve imparare a cucinare: «Sofia impasta attivismo e biscotti con identico vigore, anche se cucinare stanca, e protestare stanca. Anzi, ancora prima: vivere stanca. Eppure: ne vale la pena».
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