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Cantina Kurtatsch, quando la sostenibilità è sartoriale

Cantina Kurtatsch
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Centonovanta conferitori per 190 ettari di vigneto. E’ questa la particolarità assoluta di Cantina Kurtatsch, situata nel comune di Cortaccia, lungo la strada del Vino, in Alto Adige. Una cooperativa sorta agli inizi del ‘900 diventata negli anni il simbolo dei vini di qualità di questa piccola parte d’Italia estremamente votata per la viticultura. Che ora è anche un esempio di sostenibilità ambientale e sociale. In un territorio che si sviluppa in verticale, dai 220 ai 900 metri di altitudine, le 190 famiglie di viticoltori operano una agricoltura di precisione, quasi sartoriale, individuando il migliore terreno per ogni vitigno. «La nostra filosofia è un terroir per ogni vino – spiega Andreas Kofler, presidente della Cantina. Avendo così tante particelle di terreno è ancora più facile operare una agricoltura di precisione, quasi sartoriale».

I terreni e i vini di cantina Kurtatsch

Situato nella parte più meridionale dell’Alto Adige, il comune di Cortaccia comprende tutti i vigneti da cui vengono raccolte le uve lavorate in cantina. Un unicum nel panorama europeo. Terreni ed esposizioni differenti danno origine a vini che sono l’impronta del territorio in cui sono prodotti. «In cantina – afferma Kofler – non facciamo alcun trucco, lasciamo soltanto che emerga tutto quello che è stato fatto nel vigneto». La valle più a sud, nella zona Brenntal, quella più calda, è la culla delle varietà internazionali rosse, come Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. La coltivazione delle varietà bordolesi implica una attenzione ancora più importante verso le pratiche sostenibili. «Questo perché abbiamo impianti dai 200 ai 900 metri di altitudine, con zone molto diverse tra loro dal punto di vista del suolo – afferma Kofler. Nella parte della prima collina, quella più calda, abbiamo visto che negli ultimi 20 anni, il cambiamento climatico ha influito molto. In tutta la zona alpina la temperatura può aumentare anche di tre gradi. Le varietà bordolesi in quella terra fatta di argilla rossa, una terra molto carica, danno il meglio di sé. Lì ci sono Merlot e Cabernet Franc, che matura un po’ prima del Cabernet Sauvignon. Quest’ultimo si trova nella zona più ripida, volta a sud, con un terreno in cui prevale la ghiaia sull’argilla. Qui questi vini danno risultati strepitosi». Il primo Cabernet venne imbottigliato nel 1968. La svolta qualitativa, avvenuta negli anni Ottanta in Alto Adige, ha portato i suoi frutti anche in questa cantina: i vitigni bordolesi hanno ottenuto riconoscimenti importanti con il Cabernet Sauvignon Freienfeld 1990 e il Merlot Brenntal 1995, entrambi 3 Bicchieri Gambero Rosso.

Sul versante opposto della valle si trova invece il Pinot Nero. Qui il terreno è sabbioso – limoso con minerali argillosi e ossidi. «I cambiamenti climatici degli ultimi anni – afferma Kofler – hanno avuto un impatto importante sulle nostre produzioni. Per questo stiamo studiando dove posizionare i nuovi impianti, tenendo presente come potrebbe essere la situazione tra 20 anni. Questo, per noi, significa fare scelte sostenibili».

I vini bianchi. Il nuovo Arenis

Nelle zone più alte della valle, tra i 450 e i 900 metri si trovano i vitigni per i vini bianchi. Tra questi, il Müller Thurgau, un incrocio tra Riesling e Madeleine Royal, viene piantato sopra i 700 metri, su un suolo sabbioso – limoso che dona un singolare carattere a questa referenza. Le forti escursioni termiche tra la notte e il giorno determinano una freschezza vivace. Sempre in altitudine si trova il Pinot Bianco, un’uva dai tipici aromi di mela fresca e pera, che cresce su suoli dolomitici calcarei e ghiaiosi, che ne determinano una spiccata mineralità e sapidità. Tra i 350 e 450 metri si trovano invece le uve utilizzate per il Gewurztraminer Arenis, il vino aromatico di eccellenza della zona, ultimo nato, le cui viti crescono su un terreno limo-sabbioso esposto a est. «Grazie alla resa molto ridotta in vigneto – afferma Kofler – l’Arenis mostra un bouquet molto complesso: rose, litchi, gelsomino e spezie esotiche. Un pronunciato nervo minerale dà al vino corposo una freschezza persistente. Arenis è un vino espressivo e piacevole da bere, in perfetto equilibrio tra intensità ed eleganza».

La sostenibilità come scelta di vita

La cooperativa è una grande famiglia in cui ogni singolo viticoltore è coinvolto in ogni momento decisionale. «Una cooperativa come la nostra è un substrato fecondo. Ogni coltivatore è seguito dal nostro agronomo e ogni terreno è monitorato con un sistema digitalizzato che si chiama territorio on-line. A ogni vitigno viene dato un punteggio e così il socio guadagna più soldi anche in base alla lavorazione della vigna (se ha defogliato in maniera corretta, se ha lasciato poca uva sul ceppo, se ha limitato il consumo di acqua). L’obiettivo è la sostenibilità in ogni ambito, dal lavoro in vigna al prodotto finale, grazie a una formazione continua». La cantina stessa è un esempio di architettura sostenibile: tutto mira al risparmio energetico, nei prossimi due anni verranno installati anche i pannelli solari.

Le pratiche in vigneto

Nulla è lasciato al caso in Cantina Kurtatsch. Nel vigneto si utilizzano soltanto concimi organici, tra i filari vengono seminati legumi diversi per l’apporto di nutrienti e per conservare la biodiversità di animali e terreni. Si utilizzano pratiche naturali anche per la protezione delle piante: il metodo della confusione sessuale per combattere le tignole della vite, lo zolfo, il rame o altri pesticidi bio-organici. «Si lavora nella sostenibilità con i rovesci, che facciamo in vigna per aumentare la biodiversità ma anche per portare l’azoto che è nell’aria nel terreno e non dover più utilizzare azoti chimici». E poi ancora un controllo minuzioso dello stato di salute dei vigneti che consente trattamenti mirati e una defogliazione accurata per garantire un migliore ricircolo dell’aria.

La prossima sfida di Cantina Kurtatsch

Con un numero di soci così importante, le difficoltà maggiori si incontrano nel saper comunicare a tutti i progetti futuri, perché siano capiti e condivisi. «La prossima sfida di Cantina Kurtatsch – spiega Kofler – è quella di coinvolgere e comunicare ancora meglio la necessità della sostenibilità per tutti i piccoli contadini. Comunicare significa poter dare prospettive ai giovani perché restino in agricoltura e possano vivere del lavoro in vigna. Abbiamo richiesto di poter aggiungere nel disciplinare menzioni geografiche aggiuntive da porre in etichetta. Come si è fatto per il Barolo. Questo porterà più informazioni al consumatore che vedrà ancora più dettagliatamente da dove viene il vino che sta bevendo. Ci sarà specificato il nome della vigna da cui derivano le uve e questo darà ancora più qualità al prodotto. Che significa più valore per il nostro lavoro».

 

 

 

 

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