A Natale e Capodanno nelle case degli italiani si cucina la tradizione. Che siano cappelletti in brodo o insalata di rinforzo, le ricette regionali la fanno da padroni – ma c’è sempre un’eccezione che conferma la regola. Il cocktail di gamberi è uno di quei popolarissimi piatti decisamente non autoctoni che sono diventati ad un certo punto della nostra storia un simbolo di eleganza e di lusso esotico insieme a salmone affumicato, capesante gratinate e tartine in gelatina.
Cocktail di gamberi, da sempre
Fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta è stato naturalizzato nel nostro Paese fra gli antipasti di pesce più amati di sempre fino a diventare onnipresente, a fianco dei classici della cucina italiana, da Nord a Sud. Inutile nascondersi, a distanza di 40 anni in molte case ancora non manca mai nel menù della festa. C’è chi può permetterselo di scampi e gamberoni, chi si accontenta di mazzancolle e gamberetti, ma basta guardare gli scaffali dei supermercati per veder apparire (e sparire) nel mese di dicembre tonnellate di salsa rosa.
Quello che era avanguardia ora sa un po’ di polverosa istituzione. I gamberetti in salsa rosa sono kitsch ma in fondo nessuno ha voluto separarsene e anzi sono uno di quei piatti-nostalgia che come le pennette alla vodka hanno segnato un epoca. I figli degli anni Ottanta (oramai adulti ) rimpiangono i sapori di un tempo e li stanno così rispolverano insieme ai pantaloni a vita alta e ai body lucidi e sgambati. Tutto torna e con gli anni Ottanta è tornato anche il cocktail di gamberi.
Bicchieri inutili e proibizionismo
Da noi è approdato con le prime ricette moderne dall’America negli anni Settanta, si è diffuso negli Ottanta e oggi ha l’allure degli abiti vintage. Ma il cocktail di gamberi ha una storia ben più lunga. La letteratura gastronomica fa risalire i primi cocktail di gamberi all’era del Proibizionismo americano quando le coppe da Martini e i calici da Daiquiri non servivano più a molto vista la mancanza di alcool. I locali cominciarono così ad usarli per servire gli antipasti, impiattandoli in modo scenografico e divertente.
Las Vegas, la patria del cocktail di gamberi
Definire l’inventore è impossibile, ma quello che è certo è che il casinò The Golden Gate di Las Vegas lo ha cominciato a servire dagli anni Cinquanta, rendendolo popolarissimo e diffondendone la notorietà. La storia narra che un italoamericano di nome Italo Ghelfi portò con sé la ricetta dalla California e nel 1959 la propose nel menù del casinò e divenne un successo. La ricetta era piuttosto semplice: gamberi cotti raffreddati serviti in una coppa a tulipano, conditi con salsa cocktail piccante e uno spicchio di limone. La salsa era una semplice miscela di ketchup Tabasco, Worcestershire e limone. Nel 1991 hanno festeggiato la vendita di 25 milioni di cocktail di gamberi e la ricetta è persino un marchio registrato, Las Vegas’ Original Shrimp Cocktail®, servito ininterrottamente sino al 2017 con la ristrutturazione dell’hotel. Oggi la ricetta originale la si mangia al nuovo casinò Circa, che porta avanti la tradizione (e persino il prezzo), servendolo a 99 centesimi durante uno speciale happy hour al suo ristorante Saginaw’s Delicatessen.
Dal Regno Unito all’Italia
Negli anni Sessanta la trasmissione tv di cucina della BBC di Fanny Cradock portò la ricetta del cocktail di gamberi sugli schermi del Regno Unito. A farlo conoscere in Inghilterra però contribuì la catena di steak house Berni Inn che dagli anni Settanta lo ha servito fra gli antipasti tanto da considerarlo un proprio signature dish. Il cocktail di gamberi ha dato persino il nome nel 2006 ad un libro “The Prawn Cocktail Years” che ha riabilitato ricette e cibi un tempo amatissimi e sofisticati, che oramai sono stati relegati a “Cenerentole” della cucina.
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