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Crescione, cassone e piadina: quali sono le differenze?

Iniziamo dalle distinzioni. Il crescione non è assolutamente da confondere con la piadina, anche se entrambi sono piatti tipici dell’Emilia Romagna e hanno in comune la ricetta dell’impasto. Diciamo che il crescione può essere definito un cugino della piadina e viceversa: entrambe queste prelibatezze però, sono un vero e proprio must in fatto di street food italiano.

Ci sono differenze tra piadina e crescione?

Tra piadina e crescione vi è una netta differenza non tanto negli ingredienti, quanto più nel modo in cui vengono farcite e cucinate. Partiamo dall’impasto che per entrambi è lo stesso: acqua, farina, strutto e sale, che viene successivamente steso a forma di disco. Il crescione rimane più sottile della piadina: viene successivamente farcito, poi ripiegato su sé stesso a mezzaluna e serrato sui bordi coi rebbi di una forchetta (sembra un po’ dei grandi tortelloni ripieni). Il crescione e la piada vengono entrambi cotti su teglia.
La piadina invece viene farcita dopo la cottura. Quindi metà della piadina viene farcita e ripiegata su se stessa a formare, anche qui, una mezzaluna. Nota bene: nella piada i bordi sono aperti e la potete farcire come meglio credete!

Sì ma… cascione, crescione o cassone?

E tra crescione, cassone e cascione c’è differenza? In realtà no, sono la stessa cosa. Il modo di chiamare questo piatto varia dalla zona in cui ci si trova, spostandosi verso Rimini si usa l’appellativo cassone, andando verso Ravenna lo si chiama invece crescione. Il nome crescione deriva dalla verdura omonima usata originariamente per riempirlo, anche se con il passare del tempo però le varianti sono diventate davvero tante. Va detto che la ricetta tipica rimane l’originale: l’erba crescione, aglio, scalogno e cipolla. L’erba crescione, poco diffusa ai nostri giorni, un tempo cresceva riglogliosa lungo i fossati. Questa usanza deriverebbe dal largo uso che si è sempre fatto nella cucina romagnola delle erbe.

Piccolo cenno storico

La piadina, considerata da Giovanni Pascoli come «il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli», ha origini antichissime. I Romani la conoscevano già. La prima testimonianza scritta della piadina sembrerebbe risalire all’anno 1371. Nella Descriptio Romandiolae, il cardinal legato Anglico de Grimoard, ne fissa per la prima volta la ricetta: “Si fa con farina di grano intrisa d’acqua e condita con sale. Si può impastare anche con il latte e condire con un po’ di strutto”.

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