“Siamo una famiglia di melomani e romantici. Lo era il nonno Giuseppe che ogni anno apriva la villa per un grande ricevimento in occasione della prima del Teatro Massimo. Una gloria italiana, terzo in Europa per grandezza dopo l’Opéra di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Lo è la zia Costanza, principessa di Camporeale, che ha seguito Abbado per tutto il mondo. Lo sono io, che di recente ho organizzato un concerto per soli fiati a Santa Cecilia a Roma. Testimone di questa passione familiare lo sono il pianoforte a coda che domina il salone della musica e lo spartito di Richard Wagner che, nel corso di un suo soggiorno a Villa Tasca a Palermo, ha composto parte del secondo atto del Parsifal.
Villa Tasca è da sempre una cornice di ispirazione e passione musicale. Il 12 maggio 1997, ventitré anni dopo lunghi restauri, in occasione della riapertura del Teatro Massimo e del suo centenario, vi fu un evento clamoroso per la città e per tutti noi. Nonno Giuseppe, benché avesse 85 anni e fosse molto fragile, volle celebrare riprendendo quella tradizione.
Diretta da Claudio Abbado, l’intera Berliner Philharmoniker Orchestra eseguì la prima e la terza sinfonia di Johannes Brahms davanti a un parterre de rois: c’erano il ministro della Cultura Walter Veltroni, il presidente della Camera Luciano Violante, il sindaco Leoluca Orlando e una folta mondanità scintillante e commossa accorsa per l’occasione. A fine concerto un fiume di duecento ospiti si diresse a Villa Tasca. Io, con un abitino di Forquet a margherite bianche ricamate a mano, regalo della zia Paola, mi sentivo, come si usa dire in Sicilia, «graziosa». Il nonno, con le dita fasciate per proteggere le sue mani delicate, fece un breve discorso durante il quale si commosse come sempre. In attesa della cena i Berliner, scioccati dalla bellezza della villa, si rinfrancavano sorseggiando calici di Almerita Brut accompagnati dalle nostre tipiche panelle. Poi è stato aperto il buffet. La coreografia era stata curata da nonna Franca, detta Frulla, unica e insostituibile direttrice d’orchestra della casa. Era un trionfo di bellezza, fiori, frutta, candelabri. Il tavolo occupava tutto il salone centrale prospiciente la terrazza che si affaccia sul giardino. Mario, il nostro cuoco storico con la sua brigata, aveva superato se stesso.
C’erano vassoi e vassoi di cupole di brioche salate, farcite di crema di formaggio, besciamella e prosciutto; c’erano grandi pâté di fegato in gelatina tempestati di rondelle di tartufo; c’erano le «uova alla monacale», con il tuorlo impastato con la salsa bianca, poi impanate e fritte. Più avanti troneggiava il timballo di cappellini, gli spaghetti molto sottili docili nel seguire ogni fantasia culinaria; poi i grandi pesci e i pasticci di carne riccamente decorati. Ma la cosa straordinaria era che tutto era stato fatto in casa. D’altra parte, per quanto imponente l’impegno, bisogna dire che in famiglia tra fratelli, sorelle, cugini, figli, nipoti, siamo una quarantina, e che del pranzo di Natale, che ci vede riuniti ogni due anni, si comincia a parlare già a metà novembre. Particolarmente coreografica era la sezione dei dolci. Una grande bavarese dava il tono alla presentazione. Seguivano le sfince di San Giuseppe, le frittelle palermitane coperte di crema di ricotta, gocce di cioccolato, pistacchi tritati, ciliegie e scorze d’arancia candite. C’erano, soprattutto, i cannoli farciti con la ricotta delle pecore di Regaleali, davanti ai quali non c’era invitato che riuscisse a resistere, e – last but not least – la gelatina di mandarini di Mario (ricetta gelosamente custodita) ottenuta con una miscela di Almerita Brut, succo e buccia di mandarino tritata, presentata nel frutto svuotato.
Abbado era a tavola coi nonni e la zia Costanza. Io, cercando di essere conversevole, riuscii a fare in pochi secondi un paio di gaffe. Ma grazie all’opportuno calcio sotto il tavolo di una mia amica e alla magia della villa e dei brindisi col Nozze d’Oro con cui il nonno aveva celebrato nel 1984 i cinquant’anni di matrimonio e la storia della Tenuta, confido siano passate inosservate.
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