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Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, al via la sesta edizione

Il risultato della tradizione e di una evoluzione millenaria: la cucina italiana, sintesi di migliaia di culture locali del nostro Paese, sarà promossa anche quest’anno con una serie di eventi presso la rete diplomatica-consolare all’estero. La sesta edizione della settimana della cucina italiana nel mondo, in programma dal 22 al 28 novembre, è stata presentata questa mattina, alla Farnesina, dal ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio.

Il tema di quest’anno, “Tradizione e prospettive della cucina italiana: consapevolezza e valorizzazione della sostenibilità alimentare”, vuole promuovere sia i prodotti agroalimentari italiani, che la dieta mediterranea, modello di stile di vita sana e sostenibile (che, come ha ricordato Di Maio, da 11 anni è inserita nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco).

Una rassegna che si è affermata come uno dei pilastri della strategia di internazionalizzazione del Made in Italy tracciata nel Patto per l’Export, perché “la cucina italiana esprime cultura, ricerca, innovazione, formazione, biodiversità, identità”. D’altra parte, “il settore agroalimentare dà lavoro al 6% del totale degli occupati in Italia e vale 208 miliardi di euro, il 12,6% del Pil”, ha spiegato Di Maio. “Si tratta della prima filiera della nostra economia, il cui valore aggiunto contribuisce per oltre il 4% per 64 miliardi di euro. Nei primi sette mesi del 2021 l’export dell’agroalimentare ha segnato il +10%, per 21 miliardi di euro, e il settore vinicolo ha segnato un +14,5%, per quasi 4 miliardi di euro”. Tanto che, dal momento che “l’esportazione ha segnato, nei primi otto mesi dell’anno un nuovo record, di 332 miliardi di euro, ora possiamo puntare al traguardo dei 500 miliardi”.

Uno dei problemi che, però, affliggono la produzione italiana, come ha sottolineato il sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Gian Marco Centinaio, è la contraffazione, «che danneggia gli esportatori e causa danni di immagine ai nostri prodotti». Il sottosegretario ha fatto l’esempio del “prošek” croato e del “parmesan”, “prodotti che niente hanno a che fare con il nostro Paese. “La Commissione europea, ed eventualmente anche la Corte di Giustizia, dovranno tutelare la denominazione di origine”.

L’altra battaglia è quella contro l’etichetta a semaforo (o nutri score, che riporta per 100 grammi di alimento il contenuto in grassi, grassi saturi, sale e zuccheri e ne traduce con i colori del semaforo l’intensità). “È un sistema che manipola il mercato: esiste una dieta equilibrata e varia, ma non unica. Occorre considerare anche le dosi, mentre il nutri score, che si basa su un algoritmo antiscientifico, valuta solo le porzioni da un etto. Questo sistema, inoltre, premia i prodotti multitrasformati e non favorisce la transizione ecologica», ha affermato Centinaio. “Il nutri score è un inganno a spese della nostra qualità e anche alla salute dei consumatori”, ha aggiunto il vice ministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto Fratin.

Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha ricordato il ruolo storico e determinante delle donne nel creare e valorizzare la “biodiversità della cucina italiana”, risultato del lavoro di milioni di contadine, che con poco hanno realizzato i grandi piatti della tradizione nostrana”.

 

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