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I fiori d’arancio di Pietro

«Ho semplicemente deciso di continuare quello che la mia famiglia ha sempre fatto». Con il giovane Pietro, la produzione di acqua di fiori di arancio dei Guglielmi giunge alla settima generazione. Era l’inizio dell’Ottocento quando iniziarono a distillare a Vallebona, in Liguria: «Mio padre e mio nonno sono andati avanti fino al grande gelo del 1985, che hadecimato le ultime piante rimaste». Dopo gli studi da elettricista, è stato Pietro nel 2005 a riprendere l’attività e a mettere a dimora nuove piante di arancio amaro. «Vallebona è unica per lo sviluppo di questo agrume, perché è piccola, calda e riparata».

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Pietro Guglielmi versa i fiori di arancio appena colti nel recipiente per l’estrazione a vapore.

Ogni maggio Pietro raccoglie i fiori a mano, li lascia cadere a terra e subito dopo li distilla in correnti di vapore. Il risultato è un’acqua che sa di miele e gelsomino, ma con un tocco amaro. «In passato si usava per tutto, anche per il mal di pancia. Per mia nonna è una cosa nostalgica, ma ora ritorna in modo innovativo». E piace, visto che le richieste superano la produzione.

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Contrasta nei dolci, specie in due classici liguri: il pandolce e le bugie, frittelle da bagnare e ricoprire di zucchero. Poi, oltre alla pastiera, è ottima in macedonie, tisane e caffè, ma soprattutto nei gelati («Ogni anno si aggiunge una gelateria in più»), mentre i francesi la adorano sulle crêpes. E si sta provando pure sul pesce crudo. Se però volete sentirne la vera essenza, preparate il «caffè bianco» o libanese, solo con acqua calda e zucchero a velo. Allora sì che potrete dire di aver provato l’antica acqua di fiori d’arancio dei Guglielmi.

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