Il nome del primo cocktail italiano? Americano. La storia degli American bar è tutta europea, perché è così che nel Vecchio Continente abbiamo deciso di chiamare “i bar alla moda americana”, alla fine dell’Ottocento.
Il cocktail bar, invenzione americana
Quando in America aprì il primo hotel, il New York’s City Hotel, era la fine del Settecento, e aveva un bar e il massimo del lusso era servirci bevande con aggiunta di preziosissimo ghiaccio. La prima definizione di cocktail viene data nel 1806, a Huston, il primo manuale per bartender è del 1860 e porta la firma del mitico Jerry Thomas. I cocktail sono nati in America almeno quanto i bar d’hotel, ma l’invenzione degli American bar è tutta europea: bar di hotel alla moda americana. Il primo è quello del Savoy Hotel di Londra, aperto nel 1898, poi il Ritz a Parigi e agli inizi del Novecento la moda dilaga per l’Europa. Prima silenziosamente, poi con una rapidità impressionante: in America scatta il proibizionismo e i bartender si trasferiscono nel Vecchio Continente a lavorare, e nei vigneti europei arriva la fillossera che stermina le vigne e cambia d’un tratto i consumi del mondo intero. Cominciano i ruggenti Trenta degli American bar anche in Italia.
Harry’s Bar e bar d’hotel
In Italia la leggenda vuole che l’Harry’s Bar di Giuseppe Cipriani a Venezia, dove hanno inventato il Bellini e il carpaccio si chiami così proprio a causa di un ricco rampollo americano. L’Harry’s Bar di Roma non c’entra nulla, ma è diventato pure lui famoso immortalato nella Dolce vita di Fellini per poi diventare il centro di via Veneto. Al pianoforte ci si poteva trovare Frank Sinatra, perché gli American bar erano locali di lusso, dentro hotel di lusso, in cui cocktail a parte, si beveva al bancone o accomodati nei salottini del lounge bar, in un ambiente rilassante in cui intrattenersi consumando il proprio drink con sottofondo di lounge music o, negli anni d’oro, di star di Hollywood in visita a Cinecittà. Luoghi esclusivi e frequentati dagli ospiti e da una clientela internazionale, quando ancora la movida cittadina era esclusiva sul serio. Poi è cambiato tutto.
Con il nuovo millennio gli hotel aprono le porte
Il primi vent’anni del nuovo secolo a Milano sono stati quelli degli aperitivi al Bulgari Hotel, inaugurato nel 2001, e del luculliano brunch allo Sheraton Diana Majestic. Nel 2015 il Mandarin Oriental ha aperto il primo hotel europeo e grazie a un bar strepitoso ha dato nuova spinta alla cucina e a una new wave di cocktail in hotel. Negli ultimi anni andare a fare un’aperitivo o cenare in hotel non è più una cosa così esclusiva, nel senso letterale del termine, tant’è che dai cinque stelle lusso all’Ostello Bello o Combo, anche dove dormono i backpackers, ci si accomoda per bere un drink.
Riapre il Four Seasons a Milano e il Bar Stilla
Il Four Seasons a Milano aveva aperto nel centro del Quadrilatero della moda nel lontano 1993. Il primo hotel in Europa per la compagnia canadese con 60 anni di storia alle spalle che può vantarsi di aver inventato i resort di lusso e che oggi conta una cinquantina di hotel sparsi per i cinque continenti, Antartico escluso Di recente è diventato suo azionista di maggioranza Bill Gates, ma la notizia è che Patricia Urquiola ne ha ridisegnato la lobby, il bar e il ristorante, riscrivendo il concetto di “classico”. Il Bar Stilla, situato all’interno della lobby, prende la classica forma circolare da American bar per servire gli ospiti seduti all’interno e nel chiostro oggi diventato il giardino dall’hotel. Sotto la guida del bar manager Luca Angeli, il bar del Four Seasons scrive un altro pezzo della storia degli American bar in Italia, grazie all’interpretazione contemporaneo del design e nella cocktail list, con Tap Negroni o i social cocktail in due porzioni già imbottigliate. Oggi si trovano ovunque. La differenza forse più profonda sta nell’atmosfera e nel servizio, che solo un hotel a cinque stelle può dare: ospitalità, che significa esaudire ogni desiderio dell’ospite, senza imposizioni, che tu voglia bere un semplice Spritz o il signature della casa. Una vocazione che in hotel è la norma, ma che in molti cocktail bar invece manca.
I migliori American bar di Milano: la gallery
Guardando il palcoscenico milanese sono diverse le tipologie di American bar, dal più classico e rilassante con pianoforte suonato dal vivo, al più modaiolo, dove la musica viene suonata da dj famosi, caricando l’atmosfera di good vibes. Spazi esterni come rooftop, terrazze, giardini o morbidi salotti, luci soffuse, tutto gira attorno all’atmosfera. Ecco una selezione, nella gallery.
Gallery a cura di Marco Bovio.
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