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Salvare l’ambiente a tavola? Ogni giorno si può!

Orto del futuro
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Vi siete mai chiesti qual è l’impatto sull’ambiente delle vostre abitudini alimentari, a casa come al ristorante? «L’alimentazione (intesa come intera filiera, ndr) è quella che incide di più», dice senza giri di parole il professor Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa all’inaugurazione a Milano del primo Orto del futuro. Più del cambiamento climatico, più del consumo di risorse idriche o di suolo. Per fare del bene al pianeta dobbiamo superare alcune “distorsioni” alimentari che ci fanno scegliere sempre lo stesso cibo, magari con prodotti esotici o fuori stagione. «L’attenzione alla stagionalità», spiega il professore, «può ridurre il numero di lavorazioni subite dagli ingredienti, mentre filiere di approvvigionamento più corte possono fare la differenza».

Consumo sano e consapevole

Anche un maggiore ricorso a prodotti di origine vegetale come verdure, legumi e cereali può costituire una prima forma di impegno verso l’ambiente. «Le abitudini a tavola sono tra le più difficili da cambiare», conclude Iraldo, che a Pisa dirige il PhD in Innovation, Sustainability and Healthcare. «Per questo occorre essere consapevoli delle conseguenze positive che le nostre scelte possono avere».

Partendo dalla sostenibilità degli ingredienti, ma anche dalla loro combinazione, uso e modalità di cottura, possiamo dare il nostro piccolo contributo quotidiano. Per il mondo che ci circonda e per noi stessi, ricorda Evelina Flachi, nutrizionista e specialista in Scienza dell’alimentazione. «Il buon cibo è gusto, salute e sostenibilità», sottolinea, «e una maggiore consapevolezza come consumatori ci può aiutare nella lettura di un piatto». Come renderlo cioè vario nella scelta degli ingredienti, equilibrato nei nutrienti, moderato nelle porzioni».

Il ritorno alla terra

In questo senso la riscoperta della terra e il ritorno alle origini e tradizioni contadine sono un modo concreto per avvicinarci a un’alimentazione più buona e sostenibile, incoraggiando sempre più persone a farlo. L’Orto del futuro ne è un esempio: grazie alla collaborazione tra Knorr e Agrivis, cooperativa sociale agricola del Gruppo L’Impronta, alcuni terreni del Parco Agricolo Sud di Milano sono stati destinati alla coltivazione di ortaggi di stagione e ad alcuni “ingredienti del futuro” (come erbette, cavolo riccio, coste, cavolo nero e spinaci), così detti perché ricchi di nutrienti e con un impatto ambientale migliore rispetto ad altri più comunemente utilizzati. Tra le altre cose Agrivis offre ospitalità e lavoro a persone fragili come disabili e migranti e ha deciso di devolvere i prodotti dell’orto a famiglie della zona in grave difficoltà economica.

«Io sono fortunato perché nel Dna di famiglia posso contare generazioni di contadini oltreché di ristoratori, so cosa vuol dire curare sé stessi attraverso la terra», racconta Roberto Valbuzzi, volto tv e chef del Crotto Valtellina a Malnate. «Questo orto ha proprio il compito di far comprendere a tutti come un’agricoltura consapevole e sostenibile possa contribuire al benessere fisico delle persone e al benessere del pianeta».

Testo di Filippo Facco

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